Cannabis legale e terapeutica in Italia: la produzione è limitata e San Marino rifiuta le cure ad una paziente

Se fino a settanta anni fa, il nostro Paese, era leader mondiale nella produzione di cannabis (seconda solo all’Unione Sovietica), oggi la situazione sembra essere ai limiti del paradosso.

Possiamo immaginare, negli anni passati, che centomila ettari distribuiti tra la pianura Padana, l’Emilia garantivano una produzione e un numero di coltivazioni ideale per far fronte, al tempo odierno, alla necessità di cure alternative a malattie più o meno gravi

Ma allora, la produzione di cannabis non era destinata alle terapie, bensì convogliava sul mercato tessile, delle fibre e della carta. Un settore che risentì dell’industrializzazione e dell’introduzione di nuovi ed innovativi materiali. Per non parlare delle leggi fasciste sulla cannabis: Benito Mussolini aveva dichiarato l’hashish, ed i derivati della della cannabis, nemici della razza e droga da “negri”.

Una situazione che a tutt'oggi sembra essere stata a lungo trascurata, a scapito dei malati che si vedono negate cure e terapie importanti. Da pochi giorni ha fatto discutere la vicenda di una signora di 85 anni residente a San Marino, gravemente malata di Parkinson, a cui è stata bloccata, seppur inizialmente prevista, la somministrazione di una terapia a base di cannabis

Quello che indigna l'opinione pubblica è che non si tratta di un medicinale ma di olio di cbd, che non è in prontuario a San Marino ma reperibile in Italia, a pagamento. Nonostante questo, diversi pazienti hanno avuto accesso a questa terapia, attraverso la distribuzione gratuita di campioni forniti dalla sanità pubblica, ottenendo risultati soddisfacenti nell'attenuazione della sintomatologia della malattia.

Seppure la signora abbia ottenuto una prescrizione iniziale, pare che la terapia non sia stata presa in considerazione dall'Istituto. Il motivo sta nel fatto che le terapie a base di cannabis terapeutica non sono ancora ufficialmente autorizzate a San Marino e quindi non è possibile somministrare le cure all'interno di una struttura pubblica ospedaliera. 

La figlia dell'anziana denuncia in Gendarmeria contro la Direzione Generale Iss, facendo leva proprio sulla legge 113/2021 che disciplina l'utilizzo di prodotti a base di cannabis ad uso terapeutico:

“Quel prodotto negato – dice – potrebbe contribuire a rilassare il tono muscolare di mia madre, consentendole di attenuare le sofferenze o almeno di alimentarsi con meno fatica”.

In giornata non è mancata la replica dell’ISS che chiarisce il fatto che da diversi anni nel prontuario farmaceutico sono inseriti e utilizzati, in Repubblica di San Marino, farmaci a base di derivati della cannabis:

“Mai negato questi farmaci a una ospite della RSA”.

Prosegue informando che: "al momento nessun ospite della struttura necessiti di terapie per le quali tali medicinali siano indicati dalle linee guida internazionali e al contempo rassicura la comunità sammarinese che tutti gli ospiti vengano assistiti seguendo le migliori e più aggiornate indicazioni terapeutiche e sanitarie, e con la stessa attenzione, professionalità e umanità”. Insomma, pare che l'accaduto sia meno allarmante di quello che sembri, che le informazioni date dagli organi mediatici abbiano trasmetto un racconto del tutto fuorviante:

“Alla luce di quanto pubblicato e per ripristinare una corretta ricostruzione dell’accaduto e fornire le giuste informazioni, - conclude l'Istituto - sono stati attivati tutti gli uffici preposti per le verifiche e gli accertamenti necessari”.

Insomma un caso intricato; che riapreil dibattito sulla necessità di legalizzare l'utilizzo della cannabis in Italia.

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